Ha suscitato un certo interesse l’articolo intitolato L’alveare di Virgilio pubblicato sull’ultimo numero de l’APE (settembre-ottobre 2025); articolo riadattato da una pubblicazione di Andrea Papale apparsa su l’Apis n. 6 di agosto 2025.
Particolarmente affascinante e curiosa è la storia del mito di Aristeo, a testimonianza del fatto che l’apicoltura intesa come cura e custodia delle api ha una storia ormai millenaria.
I reperti fossili dimostrano che le api fecero la loro comparsa sulla terra molto prima del uomo, almeno cinquanta milioni di anni fa. Alcuni animali non tardarono a scoprire che gli alveari rappresentavano una ricca fonte di cibo, divenendone abili predatori e distruttori. Molto probabilmente l’uomo scoprì il miele ed inizò a cibarsene sulla scia di questi animali predatori. In quel momento non vi era sicuramente nessun legame né nessuna particolare connessione con il superorganismo alveare, ne vi erano delle conoscenze sul suo funzionamento. Fu probabilmente la scoperta del fatto che gli sciami naturali accettavano senza particolari problemi di insediarsi in contenitori predisposti, che imitavano in qualche modo le cavità naturali dove le api tendono a costruire le loro abitazioni, a favorire la nascita dell’apicoltura intesa come allevamento. Non è noto il periodo esatto in cui tutto ciò avvenne, ma le prime testimonianze che accertano l’esistenza di un’apicoltura intesa come allevamento e custodia delle api da parte del uomo risalgono all’epoca dell’antico impero egiziano, oltre 3000 anni avanti Cristo.
Nell’epoca greco-romana il miele rappresenta il rè della tavola ed era onnipresente nella preparazione di cibi sia salati che dolci. Il suo declino verrà determinato dalla diffusione dello zucchero da canna, prodotto molto più economico e facilmente reperibile, portando però ad un’impoverimento dell’arte culinaria, in particolare della gastronomia basata sui sapori agro-dolci.
Ma torniamo al nostro mito di Aristeo. Durante l’epoca dei Romani non era solo il miele quale alimento ad avere un’importanza così rilevante ma, come testimoniato da Virgilio nei suoi preziosi libri delle Georgiche, anche le api stesse. Per Virgilio esse sono creature divine e l’alveare rappresenta un modello di perfezione civile. Virgilio grazie alle sue osservazioni è in grado di capire e trasmettere approfondite conoscenze riguardanti la vita delle api e la loro organizzazione, conoscenze che verranno poi confermate dagli studi scientifici nei secoli successivi.
È soprattutto l’aspetto divinatorio nei confronti delle api, ma non solo, che viene trasmesso con il mito di Aristeo.
Aristeo è un personaggio della mitologia greca, associato alla pastorizia, alla produzione del miele e del formaggio e alla coltivazione delle olive. Non a caso è una figura molto nota nelle terre di Sicilia ed è considerato il fondatore della città sarda di Cagliari.
Aristeo nacque in Libia, figlio del dio Apollo e della mortale Cirene. Fu cresciuto dalle ninfe, che gli insegnarono l’arte della pastorizia, e dal centauro Chirone, che lo educò alla guerra e alla caccia. Aristeo dedicò la sua vita ad allevare le api e a fare il pastore. Malgrado fosse sposato con Autonoe era così intensamente innamorato della ninfa Euridice da tentare di sedurla nonostante essa fosse stata promessa in sposa ad Orfeo. Ci fu quindi un inseguimento da parte di Aristeo e Euridice, nel tentativo di sfuggirli, calpestò accidentalmente un serpente che la uccise con il suo morso velenoso. Per vendetta le altre ninfe compagne di Euridice distrussero tutti gli alveari di Aristeo. Quest’ultimo, disperato per la perdita delle sue api, chiese consiglio alla madre su come placare l’ira delle ninfe. Cirene, su istruzione delle divinità, gli suggerisce quindi di sacrificare un bue e attendere. Dopo alcuni giorni, miracolosamente, dalla carcassa putrefatta prende vita uno sciame d’api. Questo fenomeno di rinascita fu chiamato bugonìa, che dal greco viene letteralmente tradotto con nascita spontanea da un bue. La bugonìa fu una credenza assai diffusa nell’antichità, smentita solo con l’avvenire del sapere scientifico a partire dal diciassettesimo secolo.
Non solo Virgilio attraverso i suoi libri, ma anche Aristeo, pur rappresentando una storia puramente mitologica, trasmettono da migliaia di anni il rispetto e la devozione verso le api e verso l’apicoltura intesa come interazione del uomo con la natura. Le api ci fanno dono dei loro prodotti, ma soprattutto ci insegnano come vivere in maniera rigorosa, disciplinata e nel rispetto di ciò che ci circonda. Aristeo con il suo mito ci ricorda inoltre che l’errore è parte della vita, ma può essere riparato se vi è una onesta volontà nel volerlo fare. La credenza della bugonìa, pur essendo stata smentita da molto tempo, cela comunque un verità inconfutabile: il concetto di rinascita dopo la morte, di ciclo della vita, la potenza della natura che è in grado di ricominciare anche dopo un’evento avverso.

FONTI

https://it.wikipedia.org/wiki/Aristeo
Piccola enciclopedia del miele. Paul Vannier, 2002 Rizzoli libri illustrati, Milano.
Le Api. Biologia, allevamento, prodotti. Alberto Contessi, 2020 Edagricole, Milano.